Nel nostro Paese sono presenti oltre 500 specie di uccelli, su un totale di circa 10.000 censite nel mondo. Grosso modo la metà degli uccelli segnalati per il nostro territorio sono nidificanti; alcuni di questi sono stanziali, cioè rimangono sul territorio anche in inverno, mentre altri preferiscono eludere i rigori invernali trasferendosi in paesi con clima più mite. Altre specie provengono da vari Paesi europei per trascorrere in Italia la stagione invernale, oppure utilizzano il nostro territorio come tappa intermedia per raggiungere mete lontane.
Nel mondo sono state censite circa 5.400 specie di mammiferi; di queste, 119 sono presenti in Italia. I mammiferi terrestri trattati in questa guida sono stanziali o, tutt’al più, protagonisti di migrazioni parziali.
La guida – Normalmente l’ordine seguito nei testi naturalistici per elencare specie e gruppi di specie è quello evolutivo, procedendo dalle famiglie considerate meno evolute fino a quelle più evolute. Senza nulla togliere alla validità di questo metodo, in questa guida, che è rivolta soprattutto ai neofiti, si è preferito inserire i gruppi in ordine alfabetico, ritenendo tale criterio più intuitivo e pratico. Nella maggioranza dei casi le specie più caratteristiche danno il nome al gruppo, è il caso di anatre e oche, corvi, fringuelli, picchi, passeri, svassi e altri. Gli ornitologi mi perdoneranno se ho inserito alcuni gruppi formati da specie morfologicamente simili, ma lontane parenti (come aironi, cicogne e ibis, cince e simili), oppure gruppi formati da uccelli all’apparenza diversi, ma con uno rapporto di parentela più prossimo (ad esempio la Balia nera assieme alla Cesena nel gruppo dei tordi). Per facilitare il riconoscimento delle singole specie, compatibilmente con lo spazio a disposizione, all’interno dei gruppi si è preferito avvicinare le specie simili; criteri simili si sono seguiti per i mammiferi. Per il gruppo anatre e oche, invece, è stata ritenuta importante la distinzione tra anatre di superficie e tuffatrici. Nella parte finale sono state inserite tutte le rimanenti specie, non abbastanza numerose da costituire gruppi. Per evidenti motivi di spazio, in questa guida tascabile non sono state trattate tutte le specie presenti in Italia, ma è stata effettuata una selezione ragionata delle specie più comuni e maggiormente visibili. Sono state pertanto scelte 215 specie di uccelli e 20 specie di mammiferi terrestri, distribuite nell’intero territorio nazionale. I nomi comuni e scientifici degli uccelli sono conformi alla lista ufficiale italiana CISO-COI (Fracasso, Baccetti, Serra, 2009); per i mammiferi il riferimento è la Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani del Comitato Italiano IUCN e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (Rondinini, Battistoni, Peronace, Teofili, 2013). La guida consultata come riferimento: Guida degli uccelli d’Europa, Nord Africa e vicino Oriente, Ricca Editore, Seconda edizione (Svensson, Mullarney, Zetterstrom, 2013).
Osservazione di uccelli e mammiferi in natura – Alcuni uccelli sono facilmente visibili, è il caso di alcune specie di anatre, gabbiani e folaghe che abbondano nelle aree lacustri e marine o nelle zone umide. Altri, pur essendo vigili e mantenendo una certa distanza, si notano in volo oppure su posatoi elevati, come spesso avviene per gazze e cornacchie. In ogni stagione e luogo si presentano varie opportunità per osservare gli uccelli: dal giardino di casa, se incentivati con qualche briciola in Inverno, possono accorrere numerosi, oppure esemplari, normalmente poco visibili, in primavera fanno a gara per mettersi in evidenza e con il canto rivendicare un proprio territorio. In autunno un Sorbo degli uccellatori carico di bacche può attirare uno stormo di cesene e alzando lo sguardo, con un po’ di fortuna, può capitare di scorgere un volo di Gru in migrazione.
Più difficile può essere l’osservazione dei mammiferi che, per loro natura o diffidenza nei confronti dell’uomo, hanno elaborato comportamenti elusivi o notturni. A differenza degli uccelli, i mammiferi hanno un senso particolarmente sviluppato per evitare incontri indesiderati: l’olfatto, che consente loro di avvertire da lontano la nostra presenza anche senza un contatto visivo. Per aumentare le possibilità di avvistamento sia di mammiferi che uccelli e contribuire ad una più sicura identificazione, può essere utile uno strumento che aumenti le nostre capacità visive, ovvero un binocolo e nei casi di distanze elevate, un cannocchiale.
Identificazione degli uccelli – Si potrebbero scrivere libri interi sull’identificazione degli uccelli senza riuscire ad essere esaustivi, sia la vastità dell’argomento sia per le innumerevoli varianti. In estrema sintesi, si possono definire alcune linee guida. Le maggiori informazioni arrivano dal piumaggio e, su questo aspetto, ogni specie ha le proprie peculiarità. Esistono differenze tra i sessi, cambio parziale o totale del piumaggio nelle stagioni, oppure, ancora, le variabili “forma chiara e scura” (come la Poiana o il Falco della regina) e in numero maggiore del Falco pecchiaiolo (forma rossa, nera, bianca, intermedia/ barrata, con soggetti di qualsiasi età) e, infine, le varianti individuali. Questo per ciò che riguarda gli adulti. Gli esemplari di giovane età generalmente si presentano come una copia scolorita dei genitori, ma non mancano le eccezioni: la Nitticora, ad esempio, ha immaturi che sembrano un’altra specie. In alcune specie di rapaci, i giovani impiegano fino a 5 anni per raggiungere il piumaggio da adulti attraverso vari passaggi intermedi. Nell’identificazione degli uccelli è spesso fondamentale anche il canto: l’esperienza e la necessaria pratica ci consentono di associare una data specie ad un certo richiamo, fraseggio o verso di allarme, e di identificare soggetti non visibili. Normalmente richiami e versi d’allarme cambiano poco o nulla tra esemplari della spessa specie, non così per il canto territoriale, spesso caratterizzato da una grande variabilità. In casi limite, come alcune cannaiole, la distinzione del canto è il metodo più sicuro per l’identificazione.
Oltre al piumaggio e al canto ci sono alcune osservazioni che potremmo definire secondarie, ma che possono rivelarsi risolutive per il riconoscimento delle specie. Chi possiede un notevole bagaglio di esperienza può far riferimento all’habitat, alla stagione, alle condizioni ambientali e verificare se in base a questi fattori una determinata specie può ragionevolmente essere presente in quel luogo, in quel periodo. Un altro aspetto importante sono le dimensioni, è di aiuto il cercare di stabilirle rapportando il soggetto osservato ad una specie comune ben conosciuta: grande come un passero, come un merlo, oppure come un corvo. È possibile procedere per esclusione, soffermandosi su alcune particolarità: le dimensioni e forma del becco, se sottile da insettivoro o conico da granivoro. Il portamento da solo può non bastare, ma può contribuire: saltellare al suolo scuotendo la coda dall’alto al basso come una ballerina, oppure il modo di volare, se ondulato come un picchio o con battiti veloci intervallati da lunghe planate come un rapace. Da non sottovalutare le condizioni di illuminazione: la luce diretta consente di distinguere bene i colori ed il disegno dei soggetti, sicuramente più idonea del controluce o di altre angolazioni che possono appiattire o nascondere i tratti identificativi.
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