Le api nel camino

Le api nel camino

Cosa ci fanno le api in una casa abbandonata?

La video intervista con Paola Fabbri

Percorro in auto la SP4, la strada provinciale chiamata Bidentina dal fiume Bidente che vi scorre parallelo e si intreccia con i paesi che incontro. Mi trovo nell’appennino romagnolo e questa è la strada che da Forlì porta alla Foresta di Campigna poi continua verso la Toscana. Dopo l’abitato di Santa Sofia, 42 chilometri dopo Forlì, prendo a sinistra la strada che conduce alla Diga di Ridracoli. L’invaso costruito tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso oltre a fornire acqua alle province di Forlì, Cesena, Rimini e la costa romagnola, è una forte attrazione turistica sia per chi ama percorrere i sentieri dell’appennino sia per chi ama attraversare le sue acque placide in battello o canoa.

casolare

Oggi non sarà la meta del mio viaggio, mi fermerò prima nel paesino di Biserno a 557 metri sul livello del mare. Dolci curve in salita, sfioro i campi coltivati macchie gialle tra le montagne che si stringono intorno alla strada e mi accompagnano. Respiro il profumo inebriante dei fiori di ginestra che colorano il bordo della strada fin su nel bosco. Alcune arnie fanno capolino nei campi, sembra guardino i monti dove si distinguono macchie verdi chiaro di castagni nel bosco di abeti e querce. Una volta queste montagne erano piene di castagneti, i loro frutti garantivano la sopravvivenza in inverno ad intere famiglie che abitavano qui. Poi le montagne si sono spopolate, la gente si è spostata in città per lavorare nelle fabbriche dove sembrava che il lavoro fosse meno faticoso e più remunerativo, i castagneti sono stati abbandonati e decimati dalle malattie. Per fortuna qualche anima romantica amante della natura ogni tanto torna a popolare questi luoghi prendendosi cura di queste piante generose.

La strada in salita a destra mi porta nel cuore del paese, ad oggi conta 25 abitanti, la chiesa, una piazzetta, un ristorante e alcune case in pietra, una era il vecchio forno, case robuste e basse con i muri grossi. Mi fermo prima della salita a Balzaino, una di queste belle case dall’aspetto solido ma inagibile che fiancheggia la strada. In alto nel muro affacciato sul lato nord-est si distingue una crepa con un’apertura di qualche centimetro, si intravede il famigliare andirivieni delle api. Alcune settimane prima è stato visto partire da lì lo sciame che ha provocato il timore dei proprietari, malgrado sapessero della presenza degli insetti da almeno tre, quattro anni. Inizialmente pensavano di liberarsene poi hanno deciso di lasciare alle api la casa, apponendo un bel cartello della WBA segnalando il favo, chi passerà da lì potrà leggere e riflettere sull’importanza delle nostre meravigliose amiche api e il loro contributo al delicato equilibrio del nostro prezioso pianeta.

Queste api mellifere si sono installate nella vecchia canna fumaria che è stata chiusa in quanto il camino in quella posizione non aveva tiraggio. Quando dall’interno della casa abbiamo tolto un mattone fortunatamente abbiamo trovato la parte finale della costruzione delle api. La propoli aveva ricoperto tutto il nero della fuliggine, sembrava colata per caso dall’alto, la perfetta opera di pulizia delle api per isolarsi dallo sporco e iniziare la costruzione di cellette. Il nido sembra alto una cinquantina di centimetri e dal video che abbiamo fatto sembra di complessa costruzione e popolato. Difficile toglierlo senza distruggere buona parte della famiglia, meglio approfittare del prezioso DNA di queste api che resistono impavide a varroa e malattie sperando che questi fuchi possano trasmetterlo alle mie nuove regine. Così abbiamo sigillato con un plexiglass in modo da poter controllare il favo senza disturbare le api.

casolare particolare

Apicoltura, Biserno e la sua vocazione

Biserno ha sempre avuto la vocazione all’apicoltura. Gli abitanti ancora oggi ricordano quando nel dopoguerra nel giardino di ogni casa c’era almeno un’arnia, il sacerdote aveva uno smielatore a disposizione di tutti per ottenere il miele delle proprie arnie. Posso solo immaginare la partecipazione e l’unione di tutte le famiglie attorno a questo attrezzo “magico” che faceva sgorgare il prezioso tesoro delle api. C’era anche chi di arnie ne aveva 30, 40 e faceva tanto miele che venivano a comprarlo dalla città, era un miele scuro e talmente duro che veniva tagliato a pezzi con un coltello e avvolto in un pezzo di carta. Erano i tempi in cui abbondavano i castagni, le melate di bosco e di abete.

Sono felice della scelta di Moreno e Paola, proprietari di Balzaino, di lasciare il favo naturale, pensano addirittura di lasciarlo anche in caso di ristrutturazione della casa, tanto là dentro a chi dà fastidio ha detto Moreno.
Ringrazio gli abitanti di Biserno per aver accolto le mie arnie, per raccontarmi le storie di questo angolo di paradiso dove regna la tranquillità, il canto degli uccelli, il profumo del bosco e dove i daini brucano nel campo vicino mentre accudisco le mie api.
Ringrazio con tutto il cuore Paolo Fontana che si è premurato di mandarmi questo cartello a protezione del favo, senza di te Paolo questa piccola grande storia avrebbe avuto un altro esito, facendo finire quelle api dal DNA straordinario dentro un’arnia a subire trattamenti a cui sono soggette le api “allevate”.

Mi auguro che questa famiglia sopravviva ancora per continuare a sorprenderci e a meravigliarci, per sensibilizzare sempre più persone al rispetto dei tempi e degli equilibri della natura.

di Paola Fabbri