La locusta del deserto

Schistocerca gregaria CC Wikimedia

La locusta del deserto

Schistocerca gregaria

La locusta del deserto

Laura Scillitani ha intervistato Paolo Fontana, Presidente, Filippo Maria Buzzetti, consigliere, World Biodiversity Association a proposito dell’invasione di locuste che ha flagellato il corno d’Africa.

[…]«Nella fase solitaria le locuste vivono isolate e non hanno contatti se non per l’accoppiamento», spiega l’entomologo Filippo Buzzetti, ricercatore presso la Fondazione museo civico di Rovereto. «Se però, per varie ragioni (come una siccità che riduce le risorse di cibo), si concentrano in una zona, le cavallette entrano in contatto fisico. Toccandosi attivano dei peli, che sono direttamente connessi al sistema nervoso e lo inducono a produrre serotonina. La serotonina agisce come motore fisiologico che porta le locuste alla cosiddetta gregarizzazione».

[…]Nella forma gregaria, sia le ninfe che gli adulti hanno una colorazione gialla e nera. «Si tratta di mimetismo aposematico, ovvero assumono colori tipici delle specie tossiche, in modo da scoraggiare i potenziali predatori», chiarisce Buzzetti. L’aspetto cambia talmente tanto che fino agli anni Venti del secolo scorso si pensava si trattasse di due specie distinte. Fu un entomologo russo, Boris Uvarov, a comprendere che si trattava di due fasi diverse della stessa specie.

[…]«Una volta che si è formato lo sciame e inizia a migrare è impossibile fare delle previsioni per capire dove le locuste si sposteranno», spiega Paolo Fontana, entomologo presso la Fondazione Edmund Mach e presidente della ong World Biodiversity Association. Uno sciame può contenere miliardi di individui ed estendersi per diversi chilometri quadrati.

l’articolo originale di Laura Scillitani, Scienza in rete.

vedi anche GRASSHOPPERS, LOCUSTS, CRICKETS & KATYDIDS OF MEXICO (WBA HANDBOOKS 1)
P. Fontana, F. M. Buzzetti, R. M. Pérez