Opunzia e Pomodoro

Opuntia ficus-indica

Opunzia e Pomodoro

Una buona pratica ricca di saggezza

Questa è una pratica in agricoltura, riscoperta e adottata, di recente, nel Salento. L’agricoltore salentino utilizza i cladodi per riparare le giovani piantine di pomodoro, dalla salsedine e dal vento. Le foglie di fico d’india fanno ombra e nutrono le piantine lasciando che le goccioline d’acqua finiscano direttamente sulle radici. Quando le piantine crescono, le foglie di (Opuntia ficus-indica (L.) Mill., 1768) vengono tolte.

Questa esperienza indica una conoscenza profonda del territorio e delle piante che lo popolano. C’è rispetto e connessione tra specie diverse ed un utilizzo intelligente dell’una nei confronti dell’altra. Possiamo definirla un’agricoltura a consumo zero di energia perché le goccioline d’acqua che la foglia di fico d’india raccoglie, grazie alla variazione di umidità tra il giorno e la notte, permettono, alla giovane piantina di pomodoro, di nutrirsi e all’agricoltore di non sprecare risorse idriche. Condivido le parole di Francesco Paolo Pizzileo quando dice:

“Questa non è solo agricoltura a consumo zero di energia e senza concimi chimici, ma anche cultura, scienza, sapienza e arte.”

Deserto-cultura

Questa è deserto-cultura, già sperimentata da Mario Calvino, padre dello scrittore Italo Calvino.

L’Opuntia ha più di 300 specie, non ancora tutte ben identificate per la facile ibridazione, poliploidismo e riproduzione indistinta per via sessuale e vegetativa. Opuntia ficus indica è la specie più coltivata al mondo.
L’Opuntia è definita come uno dei campioni del metabolismo vegetale, grazie a milioni di anni di adattamento alla vita in ambienti estremi, aridi.
In Cile viene utilizzata per la produzione di energia dalla sua biomassa, ma i suoi utilizzi sono molti.
Se ne trovano degli esemplari a guardia del NatLab, il museo del naturalista, a Portoferraio, nei pressi del Forte Inglese.

scritto da Graziano Ferro