18 Gen Api per la Biodiversità
Api selvatiche a rischio estinzione
Un progetto “Api per la Biodiversità” iniziato il 18 Gennaio 2015. La IUCN redlist nel 2017 ha ampliato la lista degli apoidei a rischio estinzione. Questo ampliamento non è certo una cosa positiva anzi è un segnale evidente che siamo in affanno nella lotta contro il rischio di estinzione. Il ruolo dell’ape mellifera nel mantenimento degli equilibri naturali continua ad essere sottovalutato. La famiglia degli apoidei è di fondamentale importanza per l’impollinazione. Senza impollinazione la produzione di frutta perde una spinta produttiva che varia fino ad oltre il 30% in meno. La biodiversità della flora selvatica viene compromessa e l’intera biosfera entra in sofferenza. Causa primaria di questa sofferenza è da ritenersi l’attività umana, in particolare l’attività agronomica incontrollata. L’utilizzo di mix di neonicotinoidi in agricoltura ha confermato il picco di mortalità per le api. Come concausa della sofferenza della famiglia apoide è stata individuata la diffusione di un parassita, un acaro chiamato “varroa destructor“, in gran parte dovuta ad una selezione forzata da parte degli apicoltori a favore della produzione di miele.
NO API = NO IMPOLLINAZIONE = -30% produzione agricola = + fame nel mondo
NO API = NO CERA = NO MIELE = NO PROPOLI
Paolo Fontana, autore del libro “Il piacere delle api” in una conferenza di presentazione del libro ha detto: “Non sono le api che si sono adattate a noi, siamo noi che abbiamo iniziato a convivere con loro”, abbiamo imparato a conoscerle, ma a quanto pare negli ultimi 70 anni questa conoscenza reciproca ha iniziato a perdersi fino ad arrivare vicino alla soglia del rischio di estinzione per la famiglia degli apoidei. In particolare l’ape mellifera selvatiche da segnali di riduzione grave che vengono stimati con una perdita di favi selvatici che supera il 70% rispetto a poche decine di anni fa.
Questo progetto “Api per la Biodiversità” sta crescendo, come sta crescendo la conoscenza del mondo delle api. L’apicoltura domestica, che non è in contrasto con l’apicoltura professionale, allarga la conoscenza delle api che da creatura temibile, come super organismo, diventa opportunità di crescita per l’uomo e per da biodiversità del pianeta. La medicina ha iniziato ad indagare in modo scientifico i benefici portati dal rapporto uomo-api. Sono innumerevoli e spaziano dall’apiterapia per curare affezioni alle vie aere all’utilizzo del miele e della propoli per curare i disagi legati alle malattie da raffreddamento invernali. Anche il veleno delle api si sta rivelando utile per curare gli stati di sofferenza dovuti all’artrosi e siamo solo all’inizio di questa conoscenza del mondo delle api. L’introduzione dell’arnia Kenya Top Bar nell’apicoltura domestica ed altre tecniche ci fanno ben sperare, lo stato di ben essere delle api che risiedono in questo tipo di arnie è elevato. Le api sono molto tranquille, la produzione di cera aumenta del 600% mentre la produzione di miele cala un po’ fino al 20% in meno. L’importante nell’apicoltura domestica non è la produzione, ma il benessere delle api ed il fatto di favorire la loro preziossima attività come impollinatori.
Il 18 Gennaio festeggiamo 3 anni di progetto e di impegno per salvare le nostre amiche api. Se vuoi iniziare a conoscere il mondo delle api, della microapicoltura, apicoltura domestica, backyard beekeeping in lingua inglese, puoi iniziare a leggere “Il piacere delle api” di Paolo Fontana oppure se hai deciso di intraprendere il sentiero dell’apicoltura domestica con una bella arnia Kenya Top Bar puoi leggere Christy Hemenway, nella traduzione italiana “Apicoltore consapevole” oppure vieni a visitarci ogni tanto su questo blog e iscriviti alla newsletter.
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